sabato 30 agosto 2014

9a TAPPA, 18 agosto

Phnom Penh è un vero caos, come molte altre capitali del terzo (?) mondo che ho visto. Il caos è anche colore, accostamento di opposti, scene curiose.


 Stamattina andiamo al mercato, dove per qualcuno fare foto è una gioia, per gli altri lo sono gli acquisti. Potete trovare capelli di tutti i colori (ho scritto giusto, capelli, ma ci sono anche i cappelli, certo), il settore alimentare (soliti insetti, pesci, carne, verdure eccetera, anche dei toast), servizi come parrucchiere ed estetista, e molto altro ancora. Di fianco al cesto dei granchi trovate il mio piede, per la proporzione.



Subito fuori dal mercato si gioca. La bambina ha allestito una sua bancarella dove gioca al mercato, una specie di ... metagioco.


Anche io ho fatto acquisti, certo contrattando al massimo (ma mai per meno della metà della richiesta iniziale, che è la mia "soglia etica"). Ho comprato sciarpine, braccialetti, un mini Bayon di pietra. Negoziare è divertente, e qui i venditori non sono troppo insistenti, se non ci si accorda ... pace, ci salutiamo con un sorriso lo stesso. A un certo punto vado al "bagno" (virgolette d'obbligo) dove c'è una lunga fila, come nelle toilette delle donne di tutto il mondo. Queste sono le venditrici, molte pescivendole bardate con stivaloni e guanti di gomma, che chiacchierano a raffica. Una è incinta, posso seguire la conversazione anche se non capisco una parola (Ehi come va, Tutto bene grazie un po' stanca, Eh è normale, quando nasce, Tra sei settimane, In bocca al lupo, Crepi, grazie. All'incirca...). Quando si accorgono che sono in coda straniera in mezzo a loro, si affannano a farmi passare, mi cedono il posto al lavandino, mi fanno grandi sorrisi. Gentili.

Verso fine giornata, una crocierina sul Mekong ci riconcilia. Il monsone dice la sua e per un breve momento si sta bene, ho quasi freddo (!). 






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