giovedì 28 agosto 2014

5a TAPPA, 14 agosto

La Cambogia di oggi è il Museo sulle mine anti uomo.
Ci accoglie un americano sprint, volontario che racconta come una mitragliatrice. Milioni di mine, tanti morti, moltissimi amputati. Un paio di passaggi della narrazione mi colpiscono.
Uno è come mai la popolazione appoggia Pol Pot almeno inizialmente. Secondo la spiegazione, perchè i bombardamenti USA erano così tremendi che qualsiasi alternativa era meglio (gli americani tentavano di distruggere il così detto sentiero di Ho Chi Min, non ci riuscirono ma provocarono in compenso migliaia di morti e di fuggiaschi dalle vaste zone colpite).
Un secondo aspetto è che i Khmer Rossi utilizzavano i bambini per spargere le mine. Secondo quanto ci viene raccontato, ogni bambino ne aveva un determinato quantitativo ogni giorno e veniva minacciato di morte se non ci riusciva. E non solo minacciato.
Desolazione, violenza. E, lentamente, l'incamminarsi verso una nuova epoca, la soluzione ai problemi, la rappacificazione. E il ricordo. Quando il volontario narratore scopre che siamo italiani sottolinea il grande lavoro di Emergency, che ha fondato un ospedale poco lontano e dato un contributo importante alla gente colpita dal disastro delle mine. Soprattutto bambini.


Non avevo mica idea di come fossero in realtà le mine, mi immaginavo quelle dei vecchi film, tipo grandi padelle di ferro. Ho scoperto che sì, esistono anche le grosse, ma sono mine anticarro, le mine antiuomo sono piccole, e difficili da vedere. Sembrano innocue, sembrano giocattoli, soprattutto se sei un bambino che di giocattoli non ne ha.

Prima del museo siamo saliti nella giungla al fiume dei mille linga, una bella camminata a piedi che mi ci voleva dopo tanto bus. E abbiamo pranzato in un ristorante ... in un certo senso. Una baracca forse è più indicato. In realtà sono diversi ristoranti contigui e uguali, stesso menù, stessi prezzi, identici tavoli sbilenchi coperti da tovaglie di plastica, stesse sedie rosse pure di plastica. Ma diverse proprietarie (o gestrici). Per cui quando capiscono che vogliamo sederci tutti nello stesso posto e realizzano che solo una avrà il guadagno, tutte le altre si arrabbiano e protestano un bel po'. Alla fine comunque nasce una certa collaborazione, le signore aiutano quella sotto pressione fornendo scorte e aiuti. 



4a TAPPA 13 agosto, il mitico

Eh beh. Nonostante abbia già espresso la mia personale preferenza per altri templi, Angkor Wat è mitico, l'esperienza di arrivarci e trovarsela davanti percorrendo il lungo viale rialzato è da batticuore. L'alba, ad Angkor Wat è un must. E nonostante sia marzo il mese in cui il sole sorge esattamente sulla guglia centrale, è bellissimo.


Ecco, non immaginate una esperienza mistica, un silenzio sospeso in attesa del momento topico. A vedere l'alba ad Angokor Wat si è in tanti. Talmente tanti che la cosa può dare fastidio o ... diventare una attrazione. 

Per questa immagine cartolina con lo specchio d'acqua ho chiesto il permesso di intrufolarmi tra le gambe di un cavalletto di una turista italiana, che mi ha prima guardato di sbieco, poi ha visto la mia modestissima macchinetta fotografica e ha deciso che non costituivo una minaccia. Ho scattato mentre mi diceva, sai, non vorrei perdere la posizione. Infatti. Se il tuo obiettivo è una foto, l'alba qui è una lotta. Il mio era come al solito di assistere allo spettacolo, fotografi d'assalto inclusi.

 

Se state cominciando a pensare che in Cambogia ci sono molti templi avete ragione. Ce ne sono un bel po'. Noi ne abbiamo visti solo alcuni, e di questi solo una parte sono qui nel blog. Comunque nei templi, dentro e subito fuori, ci sono tante persone e se vi interessa la varia umanità questo è un buon punto di osservazione. Ci sono come ho detto molti bambini. Lavorano, ma essendo bambini appena possono giocano. A un certo punto arriva il carretto dei gelati e chi ha il permesso corre a comprarsene uno. O forse il permesso non ce l'ha, ma ha i soldi e ne approfitta.