mercoledì 27 agosto 2014

3a TAPPA, 12 agosto mattino

Angkor Wat è veramente la meraviglia di cui si dice, e che aspettavo.
Immaginatevi una grande area, una città, fatta di prati e alberi e in gran parte curata come un giardino. Ad ogni svolta edifici giganteschi, finemente scolpiti. Immaginate di passeggiare, arrampicarvi sulle scale ripide, sostare, guardare e abbuffarvi di bellezza fino a non poterne più, e all'incirca saprete com'è questa tappa.
Certo, non è facilmente godibile, c'è talmente tanta gente, sono irritanti soprattutto i grossi gruppi chiassosi, in particolare di cinesi e giapponesi che si fotografano anche davanti ai cestini della spazzatura, per dire. Io però non sono disposta a farmi rovinare lo spettacolo, mi astraggo dalla confusione e divento una khmer dell'antico regno.


Cominciamo da Angkor Thom, la città fortificata che resta la mia personale preferenza anche dopo aver visto tutto il resto. Passiamo per il ponte custodito dai grandi guerrieri ed entriamo per la porta meridionale, grande e ornata. E' quella riservata al re, mi pare (una porta per il re, una per i sacerdoti, una per l'esercito ed una per il popolo, così ognuno sta al suo posto e non si ingorga il traffico... precisi questi antichi khmer!). Bayon, il tempio con gli enormi volti che sorridono è secondo me speciale. E' una idea così semplice rispetto alle decorazioni più complesse, alle simbologie intricate. Eppure. Bayon mi entra direttamente dagli occhi al cuore. Quasi mille anni fa l'umanità da queste parti era capace di questo. E io me lo godo tutto.

  

  

Molti templi hanno un fossato, tre livelli a base rettangolare o quadrata e sono attraversati da una ripida scalinata fino alla sommità. Proprio come una piramide maya. Questo mi ha colpito, in due continenti diversi si progetta e costruisce lo stesso edificio. Si vede che piaceva.

E molto simili ai loro colleghi, in ogni parte del mondo che ho visto, sono i venditori bambini. Seri e dedicati, non smettono un momento la cantilena con cui cercano di convincerti e battere la concorrenza (One dollar, you buy from me... Lady, only one dollar, you buy from me ok? dollar pronunciato chissà perchè dollàr). Come in ogni altra parte del mondo gli scappa da ridere se gli fai una battuta o rispondi sorridendo, e poi tornano subito seri. A me fanno una certa pena, che lavorano così piccoli. Ma per loro è normale.
Ho investito un dollàr e comprato due calamite, contrattando una foto inclusa nel prezzo. Il piccolo si è pulito il viso con la manica, si è aggiustato il cappello e click. Qui si cola e lui ci tiene a venire bene. Eccolo.


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