martedì 26 agosto 2014

2a TAPPA, 11 agosto mattina

Il primo impatto con la Cambogia è la fila per il visto, dentro all'aeroporto pagodato. Non la fila dei richiedenti, che è grossa ma veloce. Quella degli impiegati. Sono 11, più due all'inizio per accettazione e incasso (visto turistico 20 $) e due alla fine per la riconsegna. Ho evitato di fare foto per timore di reazioni, immaginatevi un bancone in legno lucidato da molti anni di uso, a semicerchio. Dietro gli undici impiegati a sedere uno a fianco all'altra, mentre i due ufficiali iniziali e i due finali, in divisa, stanno in piedi. Ciascuno svolge un'operazione, il passaporto viene riconsegnato dopo che ha compiuto tutti i passaggi. Non vedo cosa fanno esattamente oltre l'orlo rialzato del bancone, e c'è una transenna, verificano, timbrano, attaccano adesivi, scrivono e non so che altro ancora. Dato che non ho la foto vi faccio un disegno.


Dopo tutta la trafila, è il caso di utilizzare questo termine, i due addetti alla riconsegna chiamano ad alta voce il proprietario del documento. Ci divertiamo tutti, saremo almeno una cinquantina di persone che si accalcano lì davanti, a indovinare di chi è dalla pronuncia buffa dei nomi. Si divertono anche loro, alla fine sembra una specie di asta, o un gioco. Recupero il passap ed esco, il caldo cambogiano è opprimente, e non è un modo di dire.





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